Il creatore di lune by AA.VV

Il creatore di lune by AA.VV

autore:AA.VV.
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Horror
editore: La Tribuna
pubblicato: 1979-06-14T16:00:00+00:00


Titolo originale:

THE GRAVEYARD READER, 1958.

Traduzione di M.S. Fant e S. Sandrelli

IL BEGOZIO DI NOTTIGLIE

di Theodore Sturgeon

Non avevo mai visto quel posto prima, sebbene vivessi alla fine dell’isolato, appena dietro l’angolo. Posso anche darvi l’indirizzo, se volete. “Il Begozio di Nottiglie”, sulla Decima Avenue, tra la Ventesima e la Ventunesima Strada, a New York City. Basta cercarlo e lo trovate. Potrebbe perfino valerne la pena.

Ma forse è meglio che non ci andiate.

“Il Begozio di Nottiglie”. Mi attirò. Era un piccolo negozio con un’insegna corrosa dalle intemperie che cigolava, lugubre, da un ferro battuto, al vento dell’autunno inoltrato. Passai oltre, distratto. Stavo pensando all’anello di fidanzamento che avevo in tasca e al modo in cui Audrey me l’aveva restituito; la mia mente non avrebbe potuto esser più lontana dai begozi di nottiglie. Pensavo che Audrey avrebbe potuto usare un’espressione più gentile di “inutile” per definirmi; non parliamo poi della sua minuziosa descrizione del sottoscritto, “incompetente psicopatico costituzionale”, spettacolare quanto superflua. Doveva averla letta da qualche parte, completata com’era da “e non ti sposerei neppure se tu fossi l’ultimo uomo sulla Terra!”, un cliché, questo, alquanto consunto.

“Begozio di nottiglie!” esclamai, poi tacqui per un attimo, chiedendomi dove avessi raccolto tali sillabe dal suono così ritmico e curioso. Le avevo letto su quell’insegna, naturalmente, e avevano attirato il mio subconscio. “E cosa può mai essere,” chiesi a me stesso, “un begozio di nottiglie?” Subito mi risposi: “Non lo so. Fai quattro passi indietro e dagli un’occhiata.” Così, feci quattro passi indietro sul lato est della Decima, chiedendomi che tipo di uomo potesse mandare avanti un simile negozio, e quali affari combinasse mai. Una scritta sulla vetrina — a stento visibile tra la polvere e le macchie depositate, apparentemente, dai secoli — m’illuminò circa il secondo punto. Diceva:

VENDIAMO BOTTIGLIE

C’era un’altra riga in caratteri più piccoli. Pulii il vetro incrostato con la manica e alla fine riuscii a leggere:

Con cose dentro.

Proprio così:

VENDIAMO BOTTIGLIE

Con cose dentro.

Naturalmente entrai. A volte dentro alle bottiglie capitano oggetti deliziosi, e in quel momento avevo davvero bisogno di qualcosa di simile.

“La porta!” Strillò una voce mentre entravo. La voce usciva da un uovo luccicante che galleggiava a mezz’aria dietro il banco, un po’ inclinato in avanti. Guardando meglio, vidi che non era affatto un uovo, ma la testa pelata di un vecchio che si aggrappava al bordo del banco, il corpo scarno ondeggiante nello spiffero d’aria che entrava dalla porta aperta, come se fosse fatto di bolle. Sgranai gli occhi e diedi un calcio alla porta col calcagno. Il vecchio cadde subito a faccia in giù, e poi sorridendo si rimise in piedi.

“Ah, è bello rivederla,” disse con voce stridula.

Credo che anche le sue corde vocali fossero polverose. Là dentro ogni cosa lo era. Non appena la porta si chiuse, mi sentii come se fossi entrato dentro un grande cervello impolverato che avesse appena chiuso gli occhi. Oh, sì, c’era abbastanza luce. Ma non era la luce di una lampada e neppure la luce del giorno. Era come… come riflessa dalle guance pallide d’un malato.



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